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giovedì 26 aprile 2018

Choux caramel


Choux caramel o come li chiamano in Grecia "su caramelè" dolce della mia infanzia, dato che la pasticceria francese figurava in gran mostra nelle vetrine di tutte le rinomate pasticcerie da sempre direi, e il mio "sempre" risale a 42 anni fa... I greci non disdegnano nulla che possa essere messo a tavola. Sono molto tradizionalisti e onorano le tradizioni proprie e quelle di tutto il resto del mondo quando si tratta di mangiare, così le pasticcerie sono stracolme di tutta la golosità  che possa aver ispirato l'animo umano nei secoli! Sono comunque anche innovatori e quando si tratta di sperimentare nuovi gusti si offrono volentieri come cavie! I Choux caramel in versione monoporzione, costruita da 4 bignè ripieni di crema pasticcera e ingabbiati dal caramello croccante me li ricordo da quando ero bambina. Era da secoli che non li mangiavo e da molto tempo mi portavo avanti il desiderio. Li ho preparati senza glutine e senza false modestie sono usciti meravigliosi portando aria di festa e tanta allegria. La ricetta di Apriti Sesamo è semplice, con dosi e modo di eseguire che possono non essere ortodossi ma garantiscono un ottimo risultato! Ecco, ve la lascio:



Ingredienti:
per 30 gusci piccoli di pasta choux

  • 100g di acqua
  • 55g di burro
  • 50g farina di riso
  • 1 pizzico di sale
  • 2 pizzichi di zucchero
  • 2 uova (di 50-52g pesati col guscio)

per la crema pasticcera:
  • 100g di zucchero
  • 2 tuorli d'uovo
  • 40g amido di mais
  • 500ml latte fresco (io di capra)
  • mezza stecca di vaniglia

per il top

  • 140g di zucchero
  • 3 cucchiaini di acqua
  • filetti di mandorle tostati 




Esecuzione:

Prepariamo i gusci di pasta choux (bignè).
In un pentolino portate in ebollizione l'acqua con il burro e i pizzichi di sale e zucchero. Spegnete e gettate in un colpo solo tutta la farina di riso. Mescolate bene con un mestolo di legno fino ad ottenere una massa compatta e omogenea. Riportate sul fuoco per qualche minuto, continuando a lavorare col mestolo. Se il burro affiora non preoccupatevi, nella fase successiva lo si incorpora nuovamente. Lasciate sfreddare bene e poi, aggiungete uno per volta le uova e solo quando il precedente sarà assorbito bene. Mettete in una sac a poche a beccuccio liscio e su una teglia foderata di carta forno formate dei mucchietti lasciando spazio tra uno e l'altro. Con un dito bagnato abbassate le punte in modo che non si brucino durante la cottura e infornate a 220°C per 10 minuti poi abbassate la temperatura a 175°C per altri 15-20 minuti, senza ovviamente aprire il forno durante la cottura! Una volta che avranno raggiunto il colore desiderato, spegnete aprite leggermente lo sportello e lasciateli sfreddare dentro.
Preparate la crema pasticcera con le dosi date qui sopra e la modalità di esecuzione che trovate in questo post: crema pasticcera.

Mettete la crema pasticcera (che deve essere fredda) in una sac a poche con beccuccio liscio e stretto e riempite i vostri bignè.
Se non riuscite a capire se la crema sta riempendo i bignè, pesateli, prima e dopo averli presumibilmente riempiti. Se pesano 10-12 grammi più del peso iniziale sono pieni!
In una padella antiaderente mettete lo zucchero con 3 cucchiaini d'acqua e ponete su fuoco medio. Dopo un po' inizierà a sciogliersi e bisogna stare attenti non lasciarlo inscurirsi troppo. Come bisogna anche stare attenti a non bruciarsi. Con un cucchiaino colate un po' di caramello sopra i bignè posizionati su carta forno e subito prima che il caramello si riprenda mettete i filetti di mandorle che potete precedentemente tostare in padella per qualche minuto. Il caramello perde subito la temperatura e inizia a indurirsi, riscaldatelo nuovamente.



Ah, dimenticavo! Vi avanzerà qualche cucchiaiata di crema pasticcera ma sono certa che per voi non sarà un problema!
Auguri, buon divertimento!






mercoledì 25 aprile 2018

Omelette ripiena di formaggio e asparagi


Ogni tanto un omelette delizia il palato, salva magnificamente un pasto e ci fa guadagnare tempo lontano dai fornelli perché si prepara veramente in poco tempo! L'omelette ripiena di formaggio e asparagi va in onda a casa mia, almeno 2 - 3 volte quando è periodo di asparagi, per la soddisfazione di grandi e piccoli. Omelette, frittata, chiamatela come volete. Per mia nonna non aveva un nome era: "sbatti due ovetti, metti in padella e via" e poi proseguiva "se siete in molti aggiungi un poco di  latte e un pugno di farina che esce un buon sfogato" Prima o poi vi presenterò anche lo "sfogato" che non ha a che fare col verbo sfogare ma con la parola greca "spugna"...



Ingredienti:

  • 500g di asparagi
  • 1 cipolla bianca piccola
  • 5 cucchiaiate di olio extravergine d'oliva
  • 100g fornaggio (Asiago fresco per me)
  • 6 uova
  • 3 cucchiaiate di latte
  • sale
  • pepe


Esecuzione:

Private gli asparagi dalla parte finale del gambo che risulta più dura, lavateli e asciugateli tamponandoli delicatamente.
Tagliate a dadini la cipolla e a due o tre pezzi gli asparagi e metteteli ad appassire sul fuoco con 2 cucchiaiate di olio extravergine d'oliva. Salare e pepare.
Appena gli asparagi e la cipolla sono morbidi metteteli su un piatto, aggiungete 3 cucchiaiate di olio e versate le uova che avrete precedentemente mischiato in una terrina con 3 cucchiaiate di latte e un paio di pizzichi di sale. Abbassate la fiamma e coprite per 3 minuti circa. 

Quando la omelette si sara ripresa sotto ma risulterà ancora umida sopra è il momento per mettere la metà quantità di formaggio, tagliato a fette sottili, gli asparagi con la cipolla e sopra il restante formaggio e impiattare piegando l'omelette su se stessa.
Servite con insalata fresca e buon appetito!



lunedì 23 aprile 2018

Biscotti agli amaretti e cacao


I biscotti per la colazione non bastano mai! Non è un caso che ci siano infiniti libri su biscotti di ogni forma, dimensione, profumo e consistenza! Questi che ho trovato nel blog di Federica, facevano proprio al caso mio! Semplici, veloce da preparare e con due sapori che mi piacciono molto: amaretti e cacao! Ovviamente la tentazione di cambiare la ricetta e adattarla maggiormente ai propri gusti ed esigenze c'è sempre quindi io ve la propongo con dosi leggermente cambiate e senza glutine, usando la farina di riso al posto della farina 00 (fate attenzione però che siano anche gli amaretti senza glutine). Molto buoni per una pausa caffè, unica pecca che spariscono subito!




Ingredienti:

  • 200g di amaretti
  • 200g farina di riso
  • 10g di cacao amaro
  • 10g di lievito in polvere
  • 70g di zucchero
  • 120g burro
  • 1 uovo


Esecuzione:

Frullate bene gli amaretti con lo zucchero fino ad ottenere una polvere fine. Aggiungete la farina, il lievito e il cacao amaro e setacciate.
Montate bene l'uovo con il burro a temperatura ambiente. Aggiungete le polveri e impastate.
Formate una palla, copritela con pellicola alimentare e lasciatela riposare in frigo per 1 ora.
Prelevate delle piccole quantità, formate delle palline schiacciate e cuocete in forno statico prescaldato, a 180°C per 15 minuti circa.
Se volete tagliare i biscotti agli amaretti e cacao con delle formine, vi consiglio di mettere l'impasto tra due fogli di carta oleata e stenderlo con mattarello, poi procedere con la formina che più vi piace.

Escono dei biscotti morbidi e se li preferite più sgrannocchiosi, lasciateli sfreddare comlpetamente e poi infornateli di nuovo per altri 5-7 minuti, facendo così la doppia cottura. D'altronde sono bis-cotti no?
Ed eccli pronti i vostri biscotti agli amaretti e cacao ad accompagnare il vostro caffè, il tè o semplicemente una tazza di latte!



domenica 22 aprile 2018

Sfoglia ripiena di funghi, patate e formaggi


Una golosa pasta sfoglia ripiena di funghi, patate e formaggi diventa ogni tanto il mio salva pasto! Si prepara velocemente, piace a tutti e non è mai uguale, perché i formaggi a disposizione cambiano sempre! Buona con robiola e scamorza affumicata, buona con ricotta ed Asiago, buona con gorgonzola-mascarpone, e fontina, buona con brie ed emmental. Insomma non avete che l'imbarazzo della scelta per quel che riguarda i formaggi! Sui fughi invece la scelta è una: che siano freschi, bianchi e compatti! Prepariamola dai!


Ingredienti:

  • 1 rotolo di pasta sfoglia rotondo
  • 500g di funghi champignon
  • 1 patata grande (250g circa)
  • 1 cipolla bianca
  • 80ml di olio extravergine d'oliva
  • sale
  • pepe
  • prezzemolo
  • 100g di robiola
  • 50g di parmigiano reggiano
  • 6 fette di scamorza affumicata


Esecuzione:

Il una padella antiaderente dotata di coperchio mettete l'olio a scaldare e fate rosolare i funghi puliti e tagliati a spicchi e la cipolla tagliata a tocchetti. Appena sono rosolati per bene, aggiungete la patate tagliata a dadini, una tazzina di acqua, sale, pepe e coprite, facendo andare per 5 minuti a fuoco allegro, finché le patate si ammorbidiscano un poco e l'acqua venga consumata completamente. Spegnete e aggiungete un ciuffetto di prezzemolo tritato.



Posizionate la pasta sfoglia in una tortiera, riempitela col i funghi e la patata. Spolverate di parmigiano o grana padano, aggiungete ciuffetti di robiola e coprite con le fette di scamorza affumicata.
Infornate a forno statico prescaldato a 180°C per circa 35 minuti ma dopo i primi 15 minuti di cottura coprite la superficie con un pezzo di carta d'alluminio in modo che il formaggio non si asciughi troppo.



venerdì 20 aprile 2018

Merluzzo alle erbe


Un secondo di mare veloce, facile e molto saporito. Per quanto io ami il "pesce fresco", (detto così in modo generico, perché in verità io amo il pesce appena pescato, quello per il quale aspetti sul molo l'attracco dei piccoli pescherecci) l'inconfutabile comodità dei filetti di merluzzo surgelati fanno sì che ogni tanto salti fuori una ricetta squisita! Il merluzzo alle erbe si prepara in pochissimi minuti e piace a tutti! L'influenza di questo piatto è puramente siciliana ma si adagia morbidamente al mio palato greco. Vi lascio la ricetta!


Ingredienti:

  • 500g di filetti di merluzzo
  • un mazzetto di finocchietto selvatico (o di aneto già più difficile da reperire)
  • 3-4 cipollotti freschi e teneri, che non abbiano fatto ancora il bulbo sotto
  • 100ml di olio d'oliva extravergine
  • 50g di uva passa (io piccola, uvetta di corinto)
  • scorza di limore non trattato
  • 2-3 pizzichi di sale
  • pepe nero macinato sul momento a piacere


Esecuzione:
Pulite, lavate, asciugate e sminuzzate i cipollotti e il finocchietto. Mettete l'olio a scaldare in una padella larga antiaderente e fate appassire le erbe per qualche minuto, aggiungendo 2 cucchiaiate d'acqua.
Spostate le erbe, adagiate i filetti di merluzzo e ricopriteli coi cipollotti e il finochietto, aggiungete l'uva passa e 2-3 pizzichi di sale, coprite e lasciate andare per fuoco basso per 15 minuti. Spegnere, aromatizzate con pochissima scorza di limone e portate a tavola!




  

giovedì 19 aprile 2018

La Gnoccozza


In verità volevo fare gli gnocchi! La Gnoccozza invece è una torta salata di patate e grano saraceno, ottima per accompagnare salumi e formaggi. Impasto morbido e saporito che profuma di formaggio pecorino e rosmarino, molto soddisfacente per chi è costretto da intolleranze alimentari a trovare soluzioni senza glutine, ma buona per tutti comunque, dato che non ne percepiscono l'assenza di glutine ma solo la bontà! La ricetta nasce... da uno sbaglio! In verità volevo fare gli gnocchi di patate con grano saraceno. Non so dove avessi la testa, manco fossi una 15enne innamorata, una alle prime armi con la cucina, con la vita, con tutto... Dopo aver bollito, pelato e passato al setaccio un chilo di patate ho iniziato ad aggiungere farina di grano saraceno come se fosse la prima volta che la trattassi e non la conoscessi affatto! Nel frattempo ho anche buttato la pasta per il pranzo prima che l'acqua iniziasse a bollire, mi sono scottata col vapore della pentola del secondo, ho rotto anche un piatto (per fortuna non di quelli che uso per le foto) e tutto questo mentre frignavo in chat e mi lamentavo con la malcapitata amica e collega che cercava di convincermi di recuperare! "Friggi! Aggiungi un uovo, fai palline e friggi!" spronava amorevolmente basandosi sul teorema Artusiano per il quale "fritta è buona anche una ciabatta!" Ma non posso mica friggere 1,450kg di roba! Chi lo mangia tutto questo fritto! Allora ho aggiunto l'uovo, il pecorino e il lievito, bagnato la teglia di olio extravergine e messo l'impasto. Ho livellato e profumato di rosmarino. Ho infornato per un ora e 15 minuti circa restando con l'amletico dubbio: sarà una torta gnocca o una torta cozza? Poi, tornai in chat a rendicontare: "Ho assaggiato! E' buonissima! Buona veramente! La rifarò! Niente male! Alla fine ho fatto bene a mettere 2 bustine di lievito, perché un chilo e mezzo di roba andava alzata in qualche modo, ma è buona! Il problema è che non so come chiamarla questa torta!" E la collega con la naturalezza di chi da sempre mi legge i pensieri: "La Gnoccozza! Chiamala Gnoccozza!" 
E così nasce questa torta: da una con la testa chi sa dove e con una madrina d'eccezione! Buona, provatela e fatela trovare a tavola se avete commensali con intolleranza al glutine, vi ringrazieranno!



 
Ingredienti:
  • 1kg di patate
  • 450g farina di grano saraceno
  • 2 uova
  • 10g di sale
  • 100g pecorino grattugiato 
  • 2 bustine di lievito in polvere per torte salate
  • olio d'oliva extravergine
  • rosmarino


Esecuzione:

Fate bollire un chilo di patate in acqua non salata. Pelatele e passatele da un setaccio. Aggiungete le uova, il sale, la farina, il pecorino e le bustine di lievito.
Oleate bene una teglia e stendete l'impasto. Livellatelo e cospargete in superficie rosmarino essiccato.

Infornate in forno statico prescaldato, a 180°C per un ora e 15 minuti circa. Fate comunque la prova stecchino (dopo 50 minuti infilate uno stecchino che deve uscire asciutto, indice che la cottura è terminata).





domenica 15 aprile 2018

Bistoccu santo


Questa ricetta di Apriti Sesamo più che una ricetta vorrebbe essere un idea sfiziosa che veicola elementi culturali enogastronomici delle mie due terre: quella greca e quella sarda. Due terre antiche, agro pastorali con molte cose in comune. Bagnare il pane nel vino in Grecia è un gesto antico e sacro e nella dimensione spirituale è il modo per entrare in comunione con Dio. Tant'è vero che è a pane e vino si fa tuttora la Santa Comunione in chiesa. Ma a prescindere dalla religione, in Italia o in Grecia pane e vino è felicità. Basta aggiungere un pezzo di formaggio, una manciata di olive e si fa festa, si fa aperitivo ci si toglie uno sfizio e si sta in compagnia allegramente.
In Grecia e in particolare modo a Creta, (un'isola sorella gemella direi della Sardegna) si usa bagnare il pane secco e posizionarlo in fondo alle insalate. La Sardegna offre una vasta scelta di pane secco ma la mia di scelta non potrebbe che essere per il Bistoccu di Montresta, preparato con 100% di grano duro sardo in semola e semolato rimacinato. Lo sapete che Montresta, una comunità di poche anime ma di forte presenza, deve la sua identità demografica a una lontana migrazione di greci! Quindi sia per bontà che per motivi affettivi il Bistoccu fa da base per questa mia insalata - aperitivo. Bistoccu bagnato con un vino liquoroso, il 
Nasco di Cagliari che è un vino di denominazione di origine controllata, la cui produzione è consentita nelle province di Cagliari e Oristano. Le prime tracce di questo vitigno autoctono risalgono all'epoca nuragica. E' un vino raro e prezioso dal colore giallo paglierino con un caratteristico profumo che richiama fragranze di fiori di campo. Al gusto è delicatamente dolce e persistente, fine e molto equilibrato. A temperatura di cantina accompagna egregiamente i formaggi piccanti ed erborinati. Fresco è un impareggiabile aperitivo. Ecco, se siete costretti a sostituirlo adesso sapere che caratteristiche dovete ricercare per aver un degno sostituto!
I pomodori secchi sono quelli essiccati dal sole estivo greco, che mi porto al ritorno di ogni vacanza. Lo sapete che 1kg di pomodori freschi da 80g di pomodori secchi?!

La ricotta mustia invece è stata una piacevole scoperta dopo 20 anni di permanenza in terra sarda! Una vergogna, averla scoperto solo ora! Gusto unico, delicato e forte allo stesso tempo! Come trovate scritto QUI si tratta di una ricotta di pecora leggermente pressata e sottoposta ad affumicatura naturale (con fumo derivante dalla bruciatura dei tipici legnami di Sardegna, quali leccio, quercia e corbezzolo). Oltre al classico gusto della ricotta assume il forte profumo e il tipico sapore dell'affumicato mantenendo una struttura liscia e vellutata. La crosta è dunque bruna e leggermente rugosa; mentre la pasta rimane bianca. (Ci tengo a precisare che non sto facendo pubblicità a nessuno, o forse sì, sto facendo pubblicità ma non su commissione! Ho preso pari pari la loro descrizione della ricotta mustia, quindi giustamente ho messo il link che riporta al loro sito. Per Nasco e Bistoccu invece, mi faceva piacere presentarveli e ve li ho presentati!) E niente... se avete la possibilità di assaggiare questo sfizioso connubio non sprecatela! Reperite le materie prime e provatele!



Ingredienti:
  • 1 pezzo di Bistoccu di Montresta
  • 50ml vino liquoroso Nasco di Cagliari
  • insalata mista di lattughino verde, rosso e rucola
  • pomodori secchi non salati (vanno bene anche quelli sottolio)
  • ricotta mustia
  • sale
  • olio d'oliva extravergine


Esecuzione:

Bagnate il pane Bistoccu col 50ml o anche di più di vino liquoroso, Nasco di Cagliari o con simili caratteristiche.
Quindi adagiate sopra  il bistoccu di Montresta l'insalata mista, condite con un pizzico di sale, aggiungete i pomodori secchi sminuzzati e pezzi di ricotta mustia.
Condite con un filo si olio d'oliva extravergine e degustate!




sabato 14 aprile 2018

Torta mascarpone e pesche sciroppate


Sei piccola, mamma e papà lavorano entrambi e così capita che stai un po' da zia, un po' da una vicina, qualche volta vai col nonno in ufficio e mentre lui progetta e disegna a mano, case, strade, edifici pubblici e privati, tu sul tavolo da disegno di fronte al suo disponi in fila squadrette, matite e gomme e provi a vedere cosa riesci a farti regalare. Questo fino alle 11:30 orario nel quale si fa la pausa e mano nella mano col nonno ci si sposta sul lungomare per il quotidiano incontro con gli altri ingegneri della zona. Ci si accomoda nei tavolini all'aperto del caffè Minerva, il primo caffè-pasticceria aperto nel 1935 che oltre i 4 dolci di produzione propria, il suo servizio di 24 ore su 24 offre anche caffè, bibite, e aperitivo di birra o ouzo con un vassoio di standard stuzzichini chiamato pikilìa (ποικιλία che vuol dire "varietà"). Al cameriere, basta il saluto e pochi sguardi d'intesa e lo si vede dirigersi subito verso la cucina, tanto sa che tutti sono là per birra - pikilìa. Esce e portando a tavola le prime ordinazioni, ti guarda, ti sorride e chiede "e la piccolina cose prende oggi?" "Le vuoi le pesche sciroppate?" chiede il nonno e mentre la piccolina avrebbe bisogno di un'eternità per rispondere, nonno e cameriere decidono di comune accordo che pesche sciroppate possono andare bene e in effetti tu le adori!
Ma passano gli anni, il tempo scorre inesorabilmente sulla città che cambia. Le strade diventano più piccole, non dai la mano a nessuno per attraversarle. La compagnia di colleghi ingegneri ha cambiato punto di ritrovo da un bel po'. Si sono tutti trasferiti nell'aldilà, nonno compreso, dove sicuramente si danno appuntamento alla solita ora. Tu ormai sei ragazza grande o quasi... Grande, grande abbastanza per iniziare le prime uscite con amiche e amici. " E dove andiamo?" "Per caffè da Minerva!" Ma dai! Esiste ancora? Ci andavi quando eri piccola... ma è lo stesso posto? Sì, proprio sul lungomare. Tu sei cambiata, il mondo è cambiato e Minerva è rimasta sempre lì e prima di accomodarsi nei tavolini all'aperto i tuoi compagni d'uscita hanno già scelto come preferiscono il caffè che prenderanno. "Anche tu caffè, vero?" Sì, sì, caffè ormai sono grande, posso prendere anche il caffè. E poi arriva il cameriere che ha un viso familiare. Ti guarda, sorride e "piccolina come stai? Come sei cresciuta! Sei la nipote di...ecc ecc..." Prende mentalmente nota delle ordinazioni di caffè e mentre tu ci sei quasi per decidere, parte la fatidica domanda: "Le vuoi le pesche sciroppate?" e senza che tu faccia in tempo a rispondere parte il comune accordo col nonno dall'aldilà e la decisione e presto presa! Tutti il caffè e tu le pesche sciroppate!
Cosa c'entri adesso tutto questo con la torta mascarpone e pesche sciroppate? Nulla. Era per dirvi che con le pesche ho un rapporto karmico a quante pare. Ve l'avevo già raccontato QUI parlando del frullato di pesche, figuriamoci con quelle sciroppate! Quindi ieri quando mi sono trovata di fronte alla torta mascarpone e pesche sciroppate sul blog di Chicca in cucina non ho potuto farne a meno che prepararla subito! Ovviamente per come succede con tutte le ricette, l'ho adattata alle mie esigenze di intolleranze alimentari e nello specifico l'ho preparata senza glutine riducendo anche un poco la quantità di zucchero. Che vi devo dire... STREPITOSA!



Ingredienti:
  • 180g di zucchero
  • 3 uova
  • 250g di  mascarpone
  • 1 pizzico di sale
  • scorza di limone NON trattato
  • 250g di farina di riso
  • 4 pezzi di pesche sciroppate (circa 250g)
  • 8g lievito in polvere (mezza bustina)
  • zucchero a velo facoltativo


Esecuzione:

Lavorate con le fruste elettriche le uova con lo zucchero e il sale fino ad ottenere una crema chiara e spumosa.
Aggiungete il mascarpone, la scorza di limone e continuate a lavorare per rendere il composto omogeneo. 
Proseguite con la farina di riso e il lievito. All'ultimo inserite le pesche sgocciolate e tagliate a pezzettini, ma a questo punto incorporatele con l'aiuto di una spatola di silicone, non più con le fruste! 
Rovesciate il composto in una tortiera foderata da carta forno o se volete imburrata e infarinata, livellate bene e infornate in forno statico prescaldato, a 180°C per 40 minuti.
Lasciate sfreddare, spolverate con zucchero a velo se volete e godetevela! Buonissima, con o senza glutine!
Grazie Chicca!




mercoledì 11 aprile 2018

Cavolfiore stufato con le olive



C'era una volta un bambino di poco più di sei anni. Sulle sue piccole spalle portava con tanta forza e dignità la condizione di un infanzia pesate, (diciamo così per stare sul leggero...). Una volta gli misi difronte un cavolfiore bollito e condito con olio, sale e limone, esattamente come lo facciamo in Grecia. Mi guardò e con un velo di tristezza mi disse:
- Mia mamma lo fa diverso... quello che fa mia mamma è molto buono.
- Allora lo voglio assaggiare anche io! Risposi sorridendo e lui inizio ad assaggiare quello fatto da me.
Mi sono fatta spiegare la ricetta così come la faceva sua mamma. "Ci mette olio, il cavolfiore, molte cipolle e olive nere." Allora lo preparai così. Cavolfiore stufato con le olive! Mi guardò desolato. "Quello di mia mamma è colorato! Ci mette anche aceto rosso. Un bicchiere." disse il mio piccolo principe. E io ci provai ancora.
Ovviamente era improbabile che mettesse un bicchiere di aceto rosso, quindi l'ho cambiato in vino e lo rippreparai. Era buono il cavolfiore così, indubbiamente. Continuava però a mancare l'ingrediente principale, ovvero la mamma ma questo era un altro paio di maniche...
Da allora, comunque ogni tanto il cavolfiore lo faccio così "alla sarda," stufato con le olive, ed è molto buono e facile da fare. Non so se la ricetta è tradizionale ma poiché mi è stata passata da un piccolo principe pieno di domande, la mantengo così e la passo a voi così come mi è stata consegnata.




Ingredienti:
  • un cavolfiore piccolo
  • olio d'oliva extravergine
  • una cipolla grande tagliata a fette
  • olive (nere denocciolate per me perché queste ha scelto il mio piccolo principe)
  • un bicchiere di vino rosso
  • sale

Esecuzione:

Ripulite il cavolfiore da eventuali impurità, lavate e asciugate i singoli pezzi.
Affettate la cipolla.
Mettete in una padella ampia e dotata di coperchio l'olio a scaldare e fate rosolare il cavolfiore e la cipolla a fuoco vivo. Spegnete con un bicchiere di vino rosso, salate e aggiungete le olive che più vi piacciono sia in qualità che in quantità.
Abbassate la fiamma coprite e lasciate cuocere lentamente fino a che il cavolfiore risulti morbido al punto che voi volete. A me piace al dente.
Ed ecco pronto il vostro gustosissimo contorno di cavolfiore stufato con le olive!

giovedì 5 aprile 2018

Torta Baciami ancora


Torta Baciami ancora! Cioccolato, nocciole, senza glutine (ma nessuno se ne accorge) una vera goduria, tanto da far perdere la testa e sulle note di Jovanotti canticchiare:
"One, due, tre, four
Un bellissimo spreco di tempo

Un'impresa impossibile
L'invenzione di un sogno 
Una vita in un giorno....
Ooh, mangiami ancora
Mangiami ancora..."
Baciami! Baciami  ancora, che mangiami! Insomma, ci siamo capiti... Vi passo la ricetta, che tra l'altro la devo a qualcuno da molto tempo ma chiedo perdono, perché l'ho sempre fatta così... a seconda del trasporto del momento e senza prendere nota seria di tutto... Ah, e visto che ci siamo vi lascio anche il link della canzone "baciami ancora" in greco! Eh? Che ve ne pare? Vi garantisco che il testo è stato splendidamente rispettato! La trovate in fondo pagina.



Ingredienti:

  • 6 tuorli
  • 180 g di zucchero
  • 75 g di burro
  • 2 tazzine da caffè di latte
  • 90 g di cioccolato fondente
  • 60 g di cacao amaro
  • 6 bianchi d'uovo montanti a neve
  • pizzico di sale
  • 120 g di nocciole tostate
  • 60 g di corn flakes
  • mezza bustina di lievito per dolci

Esecuzione:

Mettete nel tritatutto le nocciole e i corn flakes e polverizzateli. 
Montate a neve fermissima gli albumi con un pizzico di sale.
Con le fruste elettriche sempre, montate i tuorli con lo zucchero fino a formare una cremina chiara e spumosa e incorporate a filo il latte. Aggiungete il burro e il cioccolato fusi a bagnomaria e poi il cacao amaro e il lievito in polvere, setacciati. Unite prima la polvere di nocciole e corn flakes e infine gli albumi montati a neve, mescolando delicatamente con una spatola di silicone. Versate in una teglia apribile, foderata con carta forno e infornate in forno statico scaldato precedentemente a 175°C e cuocete per 40-45 minuti circa. Dopo i primi 40 minuti (durante i quali non dovete assolutamente aprire il forno), fate la prova stecchino; aprite, infilate uno stecchino o un coltello e se esce asciutto spegnete, tenete lo sportello mezzo aperto e lasciate riposare per 15 minuti circa. Durante la cottura si gonfierà per bene e durante il raffreddamento si sgonfierà un pochino, ma è assolutamente normale, data l'assenza di farina
Spolverate a piacere con zucchero a velo, ma ci sta bene anche qualche ciuffo di panna fresca, montata!




lunedì 2 aprile 2018

Pardule sarde - Is pardulas


20 anni fa mettevo piede in terra sarda e gli amici mi accoglievano con un bel vassoio di profumate pardule! Non scorderò mai il mio sgomento, perché tra tutti gli odori e profumi della terra, quello dello zafferano era l'unico che mi provocava conati di vomito! L'avevo sentito per prima volta da studentessa, nel palazzo dove abitavo (e già sul palazzo soltanto ci sarebbe da scrivere un libro intero ma tralasciamo...) Un giorno tornando dalle piazze (di Padova) aprendo la porta mi colpì un forte odore sgradevole di roba in cottura. La signora del primo piano che faceva anche le pulizie nel condominio, quella signora sui 65, bassottina e rotonda tanto, da ammirarla ogni volta che riusciva a salire le scale dei tre piani e la si sentiva fare la grande arrampicata portando su il secchio oltre che se stessa, colmando l'aria di affanni ed evocazioni alla "Santa Patata!" (una santa che all'epoca non conoscevo, adesso sì) stava cucinando qualcosa di indecifrabile! Feci i tre piani di scale con forti contrazioni allo stomaco e mi chiusi nella mia mansarda. Il giorno dopo la incontrai sempre per le scale:
- Signora, cosa stava preparando ieri si sentiva un forte odore che non conosco.
- Lo zafferano! Stavo facendo un risotto alla milanese, buonissimo!
Adesso che so come si fa il risotto alla milanese, adesso che adoro lo zafferano vi posso garantire che secondo me aveva aggiunto dello zafferano ad un soffritto di aglio che non so cosa esattamente c'entri col risotto alla milanese.
Potete comunque comprendere il mio stato d'animo davanti al mio primo vassoio di pardule, di questi tipici dolcetti sardi preparati con ricotta o formaggio fresco aromatizzati allo zafferano e agli agrumi, avvolti da un cestino diciamo fatto con farina, strutto e pizzico di sale. Un tempo erano tipici dolci di Pasqua, ma ormai si trovano quasi tutto l'anno. Le varianti sono tante e le loro radici antichissime. Dolci simili si trovano anche a Creta, Santorini e ad altre isole greche, ma senza lo zafferano che si coltiva, si usa e si esporta dal nord della Grecia . Io vi do la mia versione di pardule, che poi come ripieno è quello tradizionale ma come pasta dell'involucro cambia negli ingredienti e nella lavorazione, dato che il sardo di casa, ha sempre chiamato l'involucro "il pianto della pardula" ho cercato di renderlo un po' più gioioso e a dire di chi ha assaggiato non è andata male! Mia suocera all'assaggio ha reagito con abbracci, baci e carezze. Lei che mi coccola in mille modi, non mi risparmia mai critiche, eppure ha detto che erano buonissime, perfette così come le ho fatte. Per la ricetta che vi do ho seguito un po' le indicazioni che Itala Testa (della quale vi ho parlato QUI)  da nel suo libro "Cucina di Sardegna" e un po' ho fatto di testa mia!


Ingredienti:
Per il ripieno
  • 500g ricotta di pecora o di mucca 
  • 50g zucchero
  • 50g farina 0
  • 2 tuorli (di uova piccole)
  • scorza di una arancia grande non trattata
  • 2 bustine di zafferano

Per la pasta
  • 180g di farina 00
  • 15g strutto
  • 1  cucchiaino di zucchero
  • pizzico di sale
  • 20ml fil'e ferru o grappa
  • 2 albumi (di uova piccole)

Esecuzione:

In un canovaccio da cucina bianco e senza odore di detersivo mettete la ricotta ad asciugare e perdere il più siero possibile. Se serve cambiate canovaccio più volte. Poi setacciate  la ricotta passandola da un colino a maglie fitte.
In una terrina lavorate con un cucchiaio di legno i tuorli con lo zucchero, la scorza d'arancia e lo zafferano in polvere. Aggiungete la ricotta e mischiate bene ma delicatamente (io ho usato una spatola in silicone). Coprite con pellicola e mettete in frigo per una notte.


In una terrina mettete la farina e il 15g di strutto (volendo sostituite con burro), il sale e lo zucchero e iniziate a impastare a secco, cioè senza liquidi. In che modo? Sfregando la farina e il resto tra le mani più volte in modo che la materia grassa venga assorbita completamente e distribuita nella farina. Poi aggiungete gli albumi e il fil'e ferru e impastate. Coprite e lasciate riposare in frigo per un ora o per tutta la notte insieme al ripieno.

Stendete una sfoglia sottilissima e tagliate dei dischi di 8-10cm di diametro. Posizionate sopra una polpetta di ripieno, grande quando una pallina da ping pong più o meno. Prendete il dolcetto sul palmo di una mano e con l'altra pizzicate l'involucro per formare tipo un cestinetto, un contenitore insomma.

Infornate a forno statico prescaldato a 170°C per 45 minuti circa. Appena sfornate le pardule le potete glassare spennellandole con sapa o miele, oppure lasciarle sfreddare e spolverarle di zucchero a velo.